Questa pagina bianca incute timore, dà una sorta di paralisi. Non so bene quanto tempo sia rimasta a fissarla, non avendo bene chiaro in mente cosa scrivere.
Sembra quasi un confessionile questa pagina bianca e io non credo di avere qualcosa da confessare se non la mia non-esistenza difendendola con tutte le forze che nemmeno quelle ho. Si crede sempre di sapere con chi si parla, di sapere qualcosa della persona che abbiamo di fronte. Beati voi, sapessi io qualcosa di me stessa. Si dice che non si riesca a vederci tutti interi e che in fondo, anche dinnanzi a uno specchio, non riusciamo mai a coglierci nella nostra interezza, nemmeno nei sogni dove abbiamo sempre un'immagine sfocata di noi stessi. Si dice sia lo sguardo dell'altro a dirci chi siamo, la chiamano alterità, l'altro da noi. In questo senso, avete ragione a dire che sapete con chi state parlando, chi sono, sapete qualcosa di me che a me stessa è oscuro. E se vi chiedessi chi sono, non mi aspetterei l'elencazione dei miei dati anagrafici.
Perché scrivo tutto ciò non so, o forse sì, forse cerco qualcosa nei vostri atteggiamenti, nelle vostre risposte, che dica qualcosa di me. E cerco me in qualche altro/a che non-esiste (con questo non sto dicendo che siete frutto di una mia fantasia o che stia giocando a inventarvi), che abbia l'intelligenza di saper non-esistere, che abbia una onestà morale e intellettuale nel sapere mettersi a nudo dicendo tutto e niente, dando sempre l'impressione che quando si stia per cogliere qualcosa, è già sfuggita di mano.
Io amo mondi, non persone. Io amo l'onirico e ci vedo la vera vita.
Anche chi non esiste, esiste nella vita degli altri (cit. -e nemmeno ricordo più chi me l'ha detta)